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Sentiero dei Ponti, Val Tartano 18-05-2021

Quando:  18 maggio  2021 Chi c'era:  Adelina, Tiziano ed Alaska Percorso:  Campo Tartano (1070m) - Ponte nel Cielo - Frasnino (1060m) -...

sabato 27 giugno 2015

Rifugio Grassi, salita Piani di Bobbio, discesa Fobbabona 27-06-2015

Quando: 27 giugno 2015
Chi c'era: Tiziano, Alaska, Adelina ed Emilio
Percorso: Piani di Bobbio (1640m) - Passo del Cedrino (1661m) - Passo Gandazzo (1651m) - Passo del Toro (1950m) - Bocchetta Foppabona (1985m) - Rifugio Alberto Grassi (1987m) - Bocchetta Foppabona (1985m) - Baita Daggio (1405m) - Bocchetta di Pianca (1350m) - Baite Pianca - Baite La Piazza - Introbio (586m)
Sentieri: 27-36-101
Difficoltà escursionismo proposta:  E (escursionistico)
Difficoltà alpinistica proposta: -
Tipo di salita alpinistica proposta: -
Difficoltà cane proposta: percorso adatto ai cani (porre attenzione all'esposizione al passo del Toro)
Logistica cane: sulla cabinovia possono transitare i cani con museruola ed il rifugio Grassi accetta i cani
Acqua: rifugio ai Piani di Bobbio, sorgente al passo del Toro, rifugio Grassi e numerosi ruscelli nella valle di Foppabona
Tempo relativo all'uscita: 3 h l'andata, 4 h 30 min. il ritorno

Era da qualche anno che mio padre voleva tornare al rifugio Grassi, ne ho approfittato allora per creare un semi-anello (volendo si può chiudere) e vedere anche altre vallate oltre a quella di Biandino.


La decisione iniziale prevede di prendere la cabinovia di Barzio per arrivare ai piani di Bobbio e guadagnare dislivello (ma nulla vieta di prendere il sentiero che parte da Introbio e che costeggia l'Angelone per arrivare alla stazione e poi prendere il sentiero di salita). Il rientro invece è programmato per Introbio, da qui la necessità di avere due macchine, una parcheggiata in città e l'altra che ci porti alla cabinovia.


La giornata doveva essere soleggiata ma le nuvole intorno a noi non erano d'accordo. Alla fine è stata anche una fortuna perchè ci hanno rinfrescato nel momento del bisogno, ovvero, sulla salita del Passo del Toro.


Dalla stazione prendiamo la strada che porta alla seggiovia di Valtorta ripercorrendo il tragitto già fatto l'inverno scorso per raggiungere il Buzzoni.....senza però arrivarci per la neve troppo cedevole e l'ora tarda.


Raggiunti il casotto dei soccorsi deviamo a sinistra continuando a percorrere la strada che porta all'arrivo della seggiovia ma questa, in teoria, sarebbe la via invernale....


....il sentiero estivo si sviluppa poco più sotto evitando un sali e scendi.


La vedetta Alaska controlla se ci stanno seguendo.


Avendo seguito la strada, ci troviamo a scendere un ripido prato per arrivare al Passo del Cedrino (l'inizio della pista di Valtorta)...


....mentre il sentiero estivo arriva comodamente in piano.


Entriamo nel bosco percorrendo il sentiero 101 che ci porterà al prossimo passo.


Il sentiero è un sali e scendi non difficoltoso e gli alberi ci riparano dal sole.


Passo del Gandazzo, da qui si può raggiungere il Rifugio Buzzoni. Noi proseguiremo dritti per salire i pratoni davanti a noi e raggiungere il Passo del Toro.


Saliamo sui tornati dirigendoci anche in contro a delle nuvole un po' minacciose mentre dietro di noi il sole continua a risplendere. Qui si vede bene la deviazione che a destra porta al Buzzoni mentre noi siamo arrivati a sinistra costeggiando le varie cime. Il sentiero adesso avrà sia il numero 36 che 101.


Durante la salita vi è la possibilità di scegliere tra due itinerari che giungono entrambi in cima, scegliamo quello che salendo resta alla nostra destra...


.....così facendo incontriamo una sorgente che in caso di bisogno risulta utile.


Dai vari tornanti si possono vedere le persone che salgono.


Alaska non è più abituata a camminare ed ogni tanto si ferma a fare pausa.


La parte più in pendenza di questo tragitto finisce quando si incontra la segnaletica che avvisa di essere arrivati al Passo del Toro.


Dal Passo alla Bocchetta successiva occorre prestare attenzione, in quanto parte del sentiero risulta esposto.


Oltre ad essere arrivati in "cima", siamo arrivati anche nelle nuvole.


La parte esposta la facciamo senza sapere realmente quanto sia pericoloso in quanto circondati dalla nebbia.


Di rado, per brevi momenti e da certe angolazioni, si riesce ad intravvedere la via percorsa.


Continuiamo sempre in falso piano a camminare in direzione del rifugio.


Ogni tanto ci tocca superare salti di roccia, non particolarmente difficili.


Giungiamo nei pratoni che circondano la cima di Foppabona.


Qui il sentiero cambia aspetto...


....come anche il paesaggio.


Volendo si può percorrere la via restando sempre in cresta e toccando le cime dell'elevazioni limitrofe.


Emilio ci aspetta.


Arriviamo ai prati dell'alpeggio di Foppabona dove inizierà il sentiero del ritorno.



Alle nostre spalle la cresta che porta al Passo del Toro.


Bocchetta di Foppabona.


Una volta svoltato l'angolo, si inizia a vedere la meta.


Il sentiero che porta al rifugio inizia in pendenza perdendo quota.


Cartello segnalatore.


Voltandosi indietro si nota la perdita di elevazione.


Si può anche vedere l'uscita sulla cresta del sentiero che arriva da Valbona.


Continuiamo a camminare recuperando parte dei metri persi precedentemente.


Ci vuole ancora del tempo per arrivare....


....ma alla fine, dopo solo pochi anni......ahahahah.... mio padre rimette piede al Grassi.



Giusto in tempo quando l'acqua inizia a bollire.


Al rifugio ci fermiamo per pranzare e riposarci.



Iniziamo il ritorno ripercorrendo a ritroso il sentiero fatto all'andata.


Ci dirigiamo verso la Bocchetta.....


....e verso la salita per raggiungerla.


Da qui in avanti seguiremo il segnavia 27 che attraverso l'omonima vallata, ci porterà ad Introbio.


Le nuvole e la cappa coprono la visuale, il sentiero non è segnalato, non ci rimane che affidarci alle indicazioni trovate in internet e quelle fornite dal gestore e da Matilde (membro del gruppo Facebook di "In montagna con il mio cane" e curatrice del suo blog "A spasso con Bruschi").


La prima cosa da fare è puntare al paletto giallo, proprio dietro alla marmotta.


Qualche lieve traccia di erba schiacciata si intravvede e più si prosegue, più si trovano indizi di passaggio dell'uomo.


Ci troviamo a costeggiare il Canale di Fobbabona e di tanto in tanto, scorgiamo qualche segnale e qualche ometto di sassi.


Il prossimo riferimento è un vecchio abbeveratoio in cemento armato. Sul sentiero si notano tratti cementati e qualche accenno di ponte, sempre in cemento.


I fischi delle marmotte in questo tratto di sentiero sono numerosissime, ogni lato della vallate risuona dell'allarme lanciato da questi animali, Alaska impazzita, corre da tutte le parti per capire da dove provengono per poterle raggiungere.


Ecco l'abbeveratoio. Durante la nostra discesa, abbiamo costruito anche noi alcuni ometti per aiutare ad orientarsi.


Raramente il sentiero sembra dividersi, basta però buon senso per prendere quello giusto a destra..... cioè, volevo dire a sinistra.... o era quello a destra?


Seguendo la flebile traccia giungiamo ad un bivio.


Da qui vi è la possibilità di proseguire in piano e passare per un posto chiamato "Formicai", oppure, scendere a valle costeggiando sempre il canale. Non conoscendo la zona, optiamo per seguire il corso dell'acqua ed iniziamo ad abbassarci.


Poco dopo ritroviamo il segnavia, ora il sentiero risulta più visibile ed è più facile seguirlo.


Seguiamo il sentiero dove incontriamo continuamente il segnavia 27.


Giungiamo ad altezza alberi passando anche nei boschi...


...fino a giungere in un punto dove il sentiero inizia a costeggiare la montagna in un falso piano interrompendosi ogni tanto per far passare dei piccoli torrenti.


Anche qui. spuntano dei sentieri varianti ma basta ragionare un attimo e la scelta da fare risulta scontata.


Ormai stiamo camminando quasi in piano per poterci dirigere verso la città che rimane spostata rispetto alla valle.


Il sentiero è poco battuto ed incontriamo svariati alberi caduti sul sentiero.


Secondo le indicazioni, giungiamo in una foresta di felci...


....in prossimità della Baita Daggio.


Continuiamo sempre in falso piano costeggiando sempre il torrente che cambia semplicemente nome in Canale di Daggio fino a giungere alla Bocchetta di Pianca. Qui arriva anche il sentiero che non abbiamo fatto e che passa da Formicai.


Qui scolliniamo dall'altra parte e l'ambiente intorno a noi cambia. Siamo immersi nel bosco e sembra quasi di camminare su una mulattiera. Scendiamo in mezzo alle foglie morte, sembra quasi autunno, fino ad incrociare una strada. Qui bisogna fare un po' di attenzione: bisogna avvicinarsi ad un'abitazione alla nostra destra fino a trovare, alla nostra sinistra, degli scalini. Volendo si potrebbe proseguire scendendo dalla strada ma questo comporta un aumento di tempo e di lunghezza del percorso. La località dove prendere il sentiero si chiama Baite Pianca.


Più scendiamo più la mano dell'uomo si avverte, siamo ormai su sentieri battuti e vicini a proprietà private.


Baite La Piazza, un'altra piccola località dove si è insidiato l'uomo. Se si percorre la strada che si vede verso destra, ci si ritrova sulla strada che porta in Val Biandino. Noi la taglieremo e continueremo a scendere.


L'uscita del sentiero vista dalla strada.


Scavalcato la strada incontriamo subito una cappelletta, ormai il sentiero è diventato quasi un'autostrada.


Continuiamo a trovare le indicazioni del segnavia 27 e del rifugio Grassi.


Quasi giunti in città, incontriamo due bivi importanti: il primo dove si sceglie la valle per raggiungere la cima passando dall'Alpe Foppabona e dalla sua bocchetta o dal Passo del Gandazzo incrociando il Buzzoni....


....la seconda, poco più in basso, è lo sparti acque tra la Val Biandino e le due valli sopracitate.


Proseguendo sempre in discesa troviamo una cappelletta votiva a S. Uberto, devoto ai cacciatori. Già da questo punto si intuisce e si vede la città di Introbio....


...che raggiungiamo dopo pochi tornanti.


Non ci resta che andare a recuperare la macchina lasciata il mattino presto in un parcheggio nelle vicinanze per poi tornare a riprendere quella lasciata al parcheggio di Bobbio.

FINE

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